Chiunque raggiunga la Bassa California e voglia visitare le sue località, si troverà a percorrere la carrettera MX1 che attraversa longitudinalmente tutta la penisola da Tijuana a Cabo San Lucas, toccando cittadine, villaggi, ma anche ampie zone spopolate.
Questa strada offre ai suoi viaggiatori lo spettacolo di tutte le forme in cui si declina il deserto: i suoi antichi ed enigmatici cactus, i rari Cirios del deserto centrale, lo spettacolo del mare azzurro all’altezza di Bahia Conception e la Sierra della Giganta le cui rocce, via via che ci si avvicina, mostrano tutti i toni del marrone, le sfumature più intense o delicate del verde e l’arancio, il rosso e il rosa.
Questa strada, che attraversa una terra bellissima, ancora ampiamente selvaggia, ha avuto bisogno di lungo tempo e molta fatica per essere completata.
E, immaginando come dovevano essere difficili gli spostamenti prima della sua costruzione, abbiamo voluto renderle omaggio con questo breve viaggio, nel tempo e nello spazio, lungo la storia della sua realizzazione
La Carrettera MX1: dai percorsi in terra battuta dei padri gesuiti alla lunga lingua d’asfalto che collega Tijuana a Cabo S. Lucas
La carrettera transpeninsular, fu voluta fortemente dal presidente Echeverrìa, un personaggio decisivo per lo sviluppo della Bassa California. Durante la sua presidenza, Echeverrìa investì la cifra enorme di un miliardo e centootto milioni di pesos per conservare, ricostruire e costruire le strade federali allo scopo di favorire lo sviluppo economico delle zone rurali del Messico.
Quest’opera, terminata nel dicembre 1973, si estende da Tijuana a Cabo S. Lucas, lungo 1.708 chilometri, unendo attraverso un unico percorso asfaltato i due municipi sudcaliforniani più lontani tra loro e costituisce un passo decisivo per l’integrazione della penisola al resto del Paese.
Non solo, sotto il governo di Echeverrìa e per completare l’opera di collegamento della penisola col resto del continente, furono realizzate tratte marittime che dai porti di Mazatlàn, Guaymas e Puerto Vallarta raggiungevano La Paz e Cabo S. Lucas, con lo scopo di incrementare l’affluenza turistica nazionale e straniera in Bassa California.
Dal punto di vista storico però, la carrettera non nacque dal nulla, ma rese facilmente transitabili quelle strade che, andando molto indietro nel tempo, furono costruite dai missionari gesuiti per mettere in comunicazione tra loro le missioni presenti nella parte Sud della Bassa California.
A Nord della Penisola, seguì i percorsi in terra battuta che i francescani e i domenicani, che si instaurarono successivamente ai gesuiti, crearono allo stesso scopo di collegare tra loro le missioni.
A questo periodo di sviluppo, dovuto alla colonizzazione dei religiosi, fece seguito un lungo periodo di oblio ed abbandono durante il quale gli abitanti della penisola divennero davvero pochi e sopravvissero con pochi mezzi.
Già nel 1859, lo storico Ulises Urbano Lasepas, autore dell’Historia de la colonización de la Baja California, con lungimiranza auspica la costruzione di una strada che faciliti le comunicazioni della penisola col resto del paese per contrastare l’abbandono del territorio e per favorirne lo sviluppo, descrivendo in uno dei capitoli della sua opera, la difficoltà e la lentezza degli spostamenti lungo le antiche strade coloniali oramai abbandonate. Ma fu soltanto con la scoperta delle miniere d’oro e di rame ed i fatti della Rivoluzione del 1910, che il Messico si rese finalmente conto dell’importanza della Historia de la colonización de la Baja California.
Una lunga opera di realizzazione per integrare la Bassa California al resto del Messico
Nel 1916, il governatore di Tijuana Silverio I. Romero decise di costruire il primo tratto della carrettera fino a Ensenada, seguendo il cammino dei missionari, ma l’opera non fu più realizzata.
Nel 1934, il presidente Lazaro Cardenas rilanciò una serie di progetti volti allo sviluppo e all’integrazione delle regioni più lontane all’interno della Nazione. Questi progetti erano volti a promuovere lo sviluppo economico, l’organizzazione politica ma anche i legami di questi territori col resto del Paese. Oltre a rinforzare il sentimento nazionale nelle popolazioni che abitavano nelle regioni più remote del Paese, il piano prevedeva anche il miglioramento delle comunicazioni e delle strade che collegavano la Bassa California al resto della Repubblica. Durante il periodo cardenista, fu realizzato il primo tratto della carrettera tra Tijuana e Ensenada che poi fu esteso anche a un centinaio di chilometri più a Sud, fino al porto di S. Quentin. Cardenas era consapevole che il suo intento di tirare fuori il Paese dall’arretratezza e portarlo all’altezza del mondo contemporaneo doveva passare anche per la creazione e lo sviluppo di nuove vie di comunicazione.
Allo scoppiare della guerra, il Messico bada bene a non lasciarsi coinvolgere dai problemi internazionali ma piuttosto rivolge l’attenzione al proprio territorio, rimanendo ben cosciente che proprio il periodo bellico lo rende il protettore e il vigilante dei porti sul Pacifico.
La Bassa California non fa eccezione, e proprio durante la guerra la sua importanza si accresce. In questi anni il presidente Manuel Avila Camacho, già generale dell’esercito fino al 1933, dichiara che i lavori di manutenzione e costruzione della Carrettera Transpeninsular (e finalmente questa importante via di comunicazione assume il nome che conserva tuttora) continueranno sino a collegare la città di La Paz con la base militare navale di Bahia Madgalena.
Nel 1942, due studiosi, Ulises Irigoyen e Moises de La Pena, vengono incaricati dal generale Francisco J. Mùgica, governatore della Bassa California dal 1940 al 1946, di redigere un rapporto sulla nuova via di comunicazione e di rivelarne i punti deboli.
Irigoyen scrive che le vie di comunicazioni nell’estremo Sud sono ancora del tutto insufficienti, che esiste un solo tratto pavimentato tra La Paz e S. Pedro, mentre per raggiungere sia Todos Santos, che la costa del Pacifico, le cittadine di San Josè e S. Lucas le strade sono ancora di terra battuta e gli spostamenti faticosi.
Ancora nel 1957 le condizioni della carrettera transpeninsular lasciano a desiderare e rendono le comunicazioni in alcuni tratti a Sud della penisola lente e difficoltose, come riporta lo studioso Fernando Jordàn nel suo libro El Otro México, affermando
che dei 1.552 chilometri fino ad allora costruiti solo 300 sono in regolare stato. Moltissimi tratti sono ancora in terra battuta e non esiste una via di comunicazione agevole tra la Valle di Santo Domingo (oggi meglio conosciuta come Ciudad de Constituciòn) e La Paz.
E’ sotto il governo di don Adolfo Lopez Mateos (che rimase in carica dal 1958 al 1964) che vengono portati a termine ampi tratti di strada, compreso quello che va da Loreto a S. Rosalìa e viene istituita la prima via di collegamento marittimo tra il continente e la penisola, tramite un moderno traghetto in grado di trasportare via mare 370 passeggeri e 100 veicoli da Mazatlàn a La Paz e che contribuì a ridurre l’isolamento della Bassa California rispetto al resto del Paese. Nel 1967, durante il governo di Gustavo Diaz Ordaz, venne ultimato il ramo tra La Paz e S. Josè del Cabo, ma fu grazie al Presidente Echeverrìa che finalmente tutti questi tratti di strada, costruiti in tanti anni e sotto differenti governi, furono uniti tra loro per la creazione di un’unica strada che arriva da Tijuana a Cabo San Lucas.
La carrettera transpeninsular fu intitolata a Benito Juarez, perché il 1973 era l’anno dedicato all’ex presidente (veniva intitolato a lui anche l’aeroporto di Città del Messico, inaugurato lo stesso anno) e le fu attribuito il numero 1, perché la città di Tijuana all’estremità nordest del Messico viene presa in considerazione come punto di origine di tutte le strade federali che attraversano il Paese e che seguono una numerazione dispari quando vanno in direzione Nord – Sud e una numerazione pari quando sono orientate da Est a Ovest.
Si ringrazia Benjamin Arredondo ed il suo accurato Blog per la disponibilità